A dispetto delle sue settantasette primavere e in attesa di rimettersi dietro la macchina da presa nonostante le difficoltà produttive, torna il Dario Argento scrittore, dopo il buon esordio con l’autobiografia Paura. Stavolta è una raccolta di racconti dal titolo Horror. Storie di sangue, spiriti e segreti, edito da Mondadori, che forse diventerà anche una serie TV poiché ne ha tutte le caratteristiche.

La dimensione narrativa di Argento ha davvero molto in comune con quella cinematografica ed è parecchio apprezzabile l’approccio alla realtà contemporanea che rappresenta con le tematiche dei suoi racconti: si parla di intrighi e di malaffare, di terrorismo e di serial killer, accanto a spiriti, alchimisti e stregoneria. Ancora più interessante è il tentativo di ambientare alcuni di questi racconti in palazzi e musei particolarmente suggestivi, ma appartenenti alla realtà storica, come la Villa dei Mostri a Bagheria, il palazzo di Gilles des Rais, la biblioteca Angelica di Roma e, soprattutto il Museo degli Uffizi a Firenze.

Proprio con quest’ultimo, nel primo dei suoi racconti, Argento torna ad una delle sue singolari ossessioni, già efficacemente visualizzata ne La sindrome di Stendhal e lo fa visitando le sale, da poco inaugurate, del Caravaggio, dove è possibile ammirare la terribile Medusa, dipinto che viene esplicitamente citato nel testo argentiano.

Gli Uffizi custodiscono capolavori che provocherebbero, in soggetti messi al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza, malori, tachicardia e vertigini e crediamo proprio che il maestro del thriller abbia sperimentato questa insolita sensazione sulla sua pelle. I sei racconti che compongono la raccolta mantengono, comunque, una dimensione realistica e per certi versi si avvicinano molto alla prima produzione cinematografica di Argento, quella, per intenderci, della trilogia degli animali (L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code, Quattro mosche di velluto grigio) senza dimenticare le prime trasposizioni televisive realizzate per la Rai con la serie di telefilm La porta sul buio; ben scritti e anche ben bilanciati nei passaggi più violenti, senza compiacimenti e senza indulgere in dettagli gore.

Una modalità narrativa che se allontana il Maestro dagli horror-writer internazionali, tipo Clive Barker o Joe Lansdale, si fa invece apprezzare proprio per la sua intrinseca italianità. Ben venga, dunque, il Dario Argento scrittore, con il suo bagaglio di paure, superstizioni ed ossessioni, tanto coraggioso da affrontare in maniera egregia e con l’utilizzo della narrazione ad episodi (chissà se avrà avuto in mente Poe e Lovecraft), un genere come l’horror/thriller, che il cinema italiano si ostina a bistrattare, nonostante nel resto del mondo sia più che mai vitale e produttivo (basti pensare al successo del film Ghost Stories, proprio in questi giorni sui nostri schermi).

 



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